Nata a Casale Monferrato, vive a Udine, dall'età di due. Dopo la laurea in Storia del teatro, conseguita all’Università degli Studi di Trieste, ha iniziato a collaborare sulle pagine culturali del Gazzettino e dal 2008 scrive sulle quelle del Messaggero Veneto.
“La nostalgia dell’acqua”, è il suo primo romanzo, poi ha pubblicato La carezza dell’acqua (2016) e L’ombra nell’acqua (2020). Con Bottega Errante ha pubblicato Locanda Tagliamento. È presente come autrice nelle pubblicazioni Lungo Circuito, i cinquant’anni dell’Ente Regionale Teatrale e Il teatro e la sua città (BEE edizioni).
Ho un mio blog.
Collaboro come redattrice con il trimestrale Udine Teatro e con il ilfriuliveneziagiulia.it.
È iscritta all’Ordine dei Giornalisti FVG.
LA FOGLIA DELLA BETULLA
“I muri dell’edificio scricchiolano. È così vicina, così vicina alle fiamme che si mangiano il palazzo che sente il calore del fuoco addosso”. Ada, autrice di libri per bambini, emerge a fatica dall’incubo che da mesi non le dà tregua.
Si alza. È attesa alla Biennale di Venezia. Il suo amico Alberto, un designer, desidera presentarle il nuovo compagno, Marco, professore di filosofia. Per Ada, Venezia non è una meta come le altre: è la "sua città", e soprattutto nostalgia espansa e inspiegabile che la occupa completamente. Alla Biennale, Ada incontra non solo il suo amico più caro e Marco, con cui si crea subito un “sentimento di evidenza” ma anche un amico della coppia: Davide, un architetto. L’incontro con quest’ultimo, la prima stretta di mano tra loro, apre un varco da cui sentiamo uscire, per la prima volta, le voci di un uomo e di una giovane: Alvise e Agnese. Il giorno dopo Ada e Davide si incontrano a Venezia casualmente, anche se le coincidenze, e questo è un tema chiave del romanzo, non esistono. I due passano la notte insieme.
Quello che accade tra loro è così potente da aprire una crepa nel muro di una storia da cui escono luoghi e volti antichi. La mattina dopo Ada ha un primo “dejà vu” in Campiello della Maddalena a Cannaregio mentre Davide è in viaggio verso Trieste dove lo aspetta Simon, un bibliofilo medievalista, un “detective della storia” a cui Davide consegna un cahier, ritrovato nella casa che ha ereditato a Venezia da suo padre. È alla biblioteca Marciana che Ada e Marco scoprono che a Venezia, nel 1505, un devastante incendio ha distrutto effettivamente un palazzo: il Fondaco dei Tedeschi. Ma per cominciare a mettere insieme i pezzi non bastano dei documenti storici, è necessaria una ricerca personale che aiuti Ada a ricordare la sua vita precedente, perché è di questo che si tratta. Passo dopo passo i ricordi di Ada sollecitati da sogni e reminiscenze sempre più frequenti e dalle sedute di ipnosi regressiva a cui si sottopone, insieme alla parallela trascrizione del cahier da parte di Simon, conducono a una pista comune: Agnese, la donna che Ada è stata in una vita precedente è fuggita da Venezia per mettersi in salvo, lasciando forse per sempre Alvise, l’uomo che ama, certamente coinvolto nell’incendio del Fondaco.
Ma chi voleva fare del male ad Alvise e Agnese e perché? Il tema del viaggio verso città nuove: Venezia, Bruges, Edimburgo, Trieste o verso sé stessi, alla ricerca della propria identità, sono il nucleo centrale del romanzo tra un presente e un passato che non sono mai terra straniera. Le vicende dei personaggi come in un gioco di specchi o in un quadro di Escher formano così due gruppi di amici, amanti o familiari legati da indissolubili sentimenti attraverso i secoli. Agnese, Jan, Alvise, Maria, Ignatio, Luca sono i protagonisti di un Cinquecento veneziano e fiammingo noir, molto misterioso mentre Ada, Davide, Simon, Eve, Emma, Marco e Alberto sono gli uomini e le donne di oggi che a Trieste si ritrovano per portare a termine un progetto: una mostra su Agnese, alchimista e scrittrice femminista “ante litteram” del Cinquecento il cui sigillo è una foglia di betulla d’argento.
Tanto gli uomini e le donne del Cinquecento sono forti in un mondo ostile e oscuro, quanto i contemporanei sono fragili, in bilico, desiderosi di ritrovarsi, di progettare un futuro nonostante le cicatrici lasciate dalla pandemia. L’amore incondizionato per la scrittura, il valore e il potere delle parole, la nascita di un libro pubblicato niente meno che dall’editore Aldo Manuzio in una città aperta e cosmopolita al massimo del suo splendore, la voce di una donna forte e risoluta, capace di chiedere quanto le spetta a un mondo che ancora non è pronto per una come lei, le anime che attraversano i secoli per evolvere e ritrovare amici e amori perduti e risolvere enigmi e delitti, percorrono tutto il racconto fino al finale in cui ogni personaggio compie il suo destino: “essere veramente chi siamo, perché l’anima, vita dopo vita è come l’acqua, prende forme nuove ma è sempre la stessa”.